Un tratto dell’antico acquedotto detto di San Gaudenzio o del Duca, realizzato alla fine del 1500, è venuto alla luce durante i recenti lavori di sbancamento per la realizzazione degli svincoli per il nuovo casello autostradale.
Si tratta di un piccolo locale interrato, con volta a botte e interamente intonacato con calce idraulica, lungo 2 metri e largo 95 centimetri, per un’altezza di circa 180 centimetri, entro cui il condotto a monte si immette in una piccola vasca di decantazione, da cui l’acqua prosegue verso il condotto a valle posto sul fondo opposto.
L’accesso giaceva a circa 1 metro dal piano di campagna, protetto da un chiusino di 60x60 cm che si è sfondato sotto l’azione della pala meccanica.
Il condotto a valle non è più in grado di smaltire l’acqua in arrivo, sicuramente interrotto durante i lavori per la realizzazione dell’autostrada negli anni ’60.
Di quest’opera così antica il Gruppo Speleologico del C.A.I. Senigallia si era già occupato nel biennio 1998-1999, con la ricerca archivistica e, soprattutto, con il rilievo topografico e morfologico dei tratti ancora percorribili nella zona della sorgente, nei pressi della cava di San Gaudenzio, e nel centro cittadino. I risultati erano stati presentati nel 1999 a Camerano, in un convegno nazionale sulle cavità artificiali in area mesoadriatica (gli atti sono depositati presso la biblioteca Antonelliana di Senigallia).
Il rinvenimento di questo manufatto, che possiamo facilmente identificare come uno dei punti di accesso che a distanze regolari permettevano il controllo e la manutenzione periodica dell’antico acquedotto, permette di confermare l’ipotesi che il tracciato seguisse la linea di minor pendenza lungo le falde delle colline tra San Gaudenzio e le porte della città, probabilmente ricalcando il percorso dell’ancora più antico acquedotto romano che originava dalla stessa sorgente.
Trova così conferma anche la testimonianza di un anziano del posto che narrava del rinvenimento, negli anni ’60, di una grande vasca sotterranea nei pressi dell’attuale sede dell’autostrada, alcune decine di metri a valle del manufatto tornato alla luce in questi giorni. Con molta probabilità, quindi, questo era l’ultimo punto di accesso prima del serbatoio che fu ordinato di costruire nel 1884, come risulta dal verbale del consiglio comunale del 26 marzo 1884 depositato nell’archivio storico.
Del percorso a valle di questo serbatoio rimangono ancora due torrette chiamate “sfiatatoi”: il primo nel terreno incolto tra l’attuale casello autostradale e la nuova caserma della Polizia, il secondo all’interno del giardino di Villa Silvia.
Destinazione finale e scenografica di questo chilometrico percorso era la fontana davanti al palazzo del Duca, l’allora Francesco Maria II della Rovere che realizzò l’opera finanziandola con una tassa sul grano e sulla carne.
Ci auguriamo che a questo “piccolo” rinvenimento, testimonianza dell’ingegno e del sacrificio dei nostri progenitori senigalliesi, dopo oltre 400 anni di storia, sia data la giusta importanza.